Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter – Recensione

PC PS4 XBOX

Elementare Watson!

Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter è il nuovo capitolo videoludico dedicato al famoso personaggio uscito dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle. I ragazzi della Frogware Studios, a due anni dall’ultima fatica, ripartono proprio dalla conclusione del vecchio capitolo. La trama, anche per evitare spoiler, soprattutto in un gioco dove il mistero e la sorpresa sono la parte saliente, ci presenti vari casi che se al inizio possono sembrare tra loro slegati, avranno invece più di un elemento in comune. La figlia adottiva di Holmes, una nuova vicina di casa veggente e nuove oscure verità bussano al 221B di Baker Street, costringendo il nostro eroe e il suo fidato amico e assistente Watson a tirar fuori tutte le loro doti per venire a capo di questa nuova e avvincente indagine.

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Procedendo per tentativi

Non potendo addentrarci nella troppo nelle pieghe del gioco per non rivelare le parti salienti della trama passiamo direttamente a parlare del gameplay. La Frogware ha lavorato sodo per portare il titolo sulle console next-gen e per renderlo più attuale. La Londra vittoriana e molto ben realizzata e gli sviluppatori hanno forzato un po’ di open world ( solo un po’), realizzando una mappa abbastanza vasta e proponendo dei diversivi (dei minigiochi) con i quali poter riempire le lunghe elucubrazioni proprie del protagonista. Forse perché viziati dalle trasposizioni cinematografiche o quelle dei serial televisivi siamo rimasti un po’ delusi quando ci siamo trovati davanti a meccaniche di gioco decisamente troppo simili a quelle dei titoli precedenti. Certo il genere di gioco ci costringe a comportarci o a compiere azioni all’interno di un frame ben definito dove si procede per deduzioni e scoperte, ma in molti momenti è frustrante dover eseguire per forza delle azioni anche quando abbiamo capito la soluzione.

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Lo Sherlock protagonista di The Devil’s Daughter è un uomo più pacato e meno avventato, forse anche per la presenza della giovane figlia che ci accompagna per tutta la storia, ma, come già scritto, Robert Downey Jr ci ha mostrato un altro tipo di eroe detective e avremmo voluto essere un po’ più come lui. L’interfaccia di gioco è comunque più snella e la possibilità di giocare il titolo in prima persona rende più immersiva tutta l’esperienza. I lunghissimi caricamenti, alle volte insopportabili, vengono addolciti dalla possibilità, soprattutto quando siamo costretti a sorbirci lunghi viaggi in carrozza per Londra, di rivedere gli appunti e provare a fare ipotesi e deduzioni più efficaci. Questo perché una delle novità è che possiamo anche sbagliare: a differenza del titolo precedente, infatti, potremo anche accusare la persona sbagliata subendone le conseguenze, e non saremo obbligati ad  arrivare per tentativi alla soluzione corretta. Durante le 5 indagini che ci vedranno impegnati potremo osservare tutta la perizia grafica messa in campo dagli sviluppatori, il tutto sottolineato da una buona colonna sonora con ottimi effetti audio. Ma a parte questi piccoli accorgimenti, il titolo rimane un po’ troppo uguale al precedente.

Nuovo gioco, vecchi problemi

Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter cerca davvero di innovare il genere contaminandolo con nuovi stili di gaming, ma purtroppo senza molto successo. Senza dubbio la parte grafica è migliorata ma la realizzazione di protagonisti e comprimari rimane ancora datata. Nonostante il tentativo di allargare il tutto in chiave free roaming, l’avventura rimane comunque legata ai canoni che la contraddistinguono e facendo risultare le attività collaterali solo dei riempitivi. Inoltre spesso i casi sono fini a se stessi, non vincolati alla storia principale, rendendo il tutto un pò noiso. Servono 15 ore di gioco per arrivare in fondo ma anche tanta pazienza e forza di volontà. Lo studio ucraino, se mai realizzerà anche il prossimo capitolo, dovrà fare molto più di questo.

PRO

  • Londra è realizzata benissimo
  • Alcune indagini sono avvincenti

Contro

  • Caricamenti troppo lunghi
  • Gameplay a volte legnoso
  • Casi slegati dalla storia
6.4

Sufficiente

Giornalista iscritto all'Ordine di Roma. Svezzato a NES, cresciuto a PlayStation e Xbox e sfamato a PC gaming. Ha accolto con entusiasmo il progetto videogiocare.it. Purtroppo spesso non è d’accordo con il pensiero generale riguardo i giochi, ma qualcuno deve pur cantare fuori dal coro. Il suo motto è: “Bisogna prestare poca fede a quelli che parlano molto”. Oh, non lo ha detto lui, ma Catone.

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