Star Craft II: Legacy of the Void – Recensione

PC

17 ANNI DOPO…

Era il 1998 quando cominciò la saga di Star Craft II; il 10 novembre 2015 è uscito Legacy of the Void, il terzo e ultimo capitolo, a sancirne l’epica conclusione. In questi anni, per i gamers di qualsiasi livello, tutto è cambiato: la tecnica, la tecnologia e le “macchine” e ciò non può che aver giovato al titolo che rivoluzionò il genere RTS. Questo ultimo atto non è sviluppato come un’espansione, ma come una vera avventura stand alone, che tuttavia affonda le radici nella trama epica del mondo creato dai ragazzi (ora uomini) della Blizzard. La trama, anche se non delle più ferree, guida il nostro cammino nella campagna single player e attraverso tutte le 20 missioni realizzate per deliziare i fan e anche i neofiti di questo genere. Lo spunto narrativo (così evitiamo inutili spoiler!) ci mette alla guida del popolo Protoss, i Samurai dello Spazio, e impersonando guerrieri del calibro di Zeratul ed Artanis dovremo affrontare e vincere la battaglia contro il Vuoto intergalattico che minaccia di distruggere l’intero universo conosciuto. La struttura del gioco rimane sostanzialmente la stessa del secondo capitolo (Heart of the Swarm): le nostre scelte ci guidano e ci fanno progredire secondo le nostre inclinazioni, ma l’urgenza epica del filmato introduttivo ci fa rientrare immediatamente nell’azione e ci presenta quasi subito tutte le novità inserite nel gioco.

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…Finalmente l’epilogo

“Poema epico”: così lo hanno definito gli stessi sviluppatori. Star Craft ha travalicato i confini del semplice videogioco diventando un tramite tra il solo playing davanti allo schermo e i raduni con migliaia di persone pronte ad assistere a dei veri campionati del mondo. Dopo i capitoli precedenti che hanno puntato soprattutto sul multiplayer, in questo capitolo conclusivo torna una campagna in modo singolo degna di nota, dove la possibilità di aumentare le capacità dei nostri mezzi e delle nostre armi con tre tipi di evoluzioni differenti danno al gioco una particolare longevità, “costringendoci” a rigiocare e a cambiare le nostre scelte. La modalità cooperativa, già ben collaudata, ci permette di giocare con un compagno (scelto tra gli amici o preso random on line) formando una coalizione di eserciti, oppure, e questa è la vera novità per il sistema multiplayer, possiamo giocare in modalità Arconte: due comandanti con un solo esercito. Questa opzione di Legacy of the Void mette 2 giocatori nelle condizioni di dover gestire lo stesso contingente, dividendosi gli incarichi di gestione delle unità e di costruzione degli edifici necessari. Inoltre è stato facilitato l’accesso ai tornei, ma le sfide di eSport sono consigliate ai più esperti per evitare di subire frustranti sconfitte.

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Sicuramente questo nuovo capitolo di Star Craft esce in un momento di grande popolarità per questo genere di giochi, ma il tentativo di catapultarci nel mezzo dell’azione dopo tutti questi anni di attesa ha obbligato la Blizzard a prendere alcune decisioni sul game play che, a mio avviso, hanno reso la gestione per i neofiti leggermente più complessa (ad esempio l’inserimento di nuovi tipi di lavoratori e la riduzione delle materie prime). Inoltre il motore grafico, nelle scene più affollate, presta il fianco ad alcuni rallentamenti che in un gioco del genere proprio non ci aspettiamo. Nonostante questo, Star Craft II: Legacy of the Void è davvero ben confezionato e la sapiente miscela di RTS, battaglie, strategie e filmati in CG creano un ambiente di gioco appassionante.

PRO

  • Ottime modalità Cooperative
  • Il gioco è longevo e interessante

Contro

  • La grafica non sempre è all'altezza
  • La trama è forse un pò scontata
8.8

Molto buono

Giornalista iscritto all'Ordine di Roma. Svezzato a NES, cresciuto a PlayStation e Xbox e sfamato a PC gaming. Ha accolto con entusiasmo il progetto videogiocare.it. Purtroppo spesso non è d’accordo con il pensiero generale riguardo i giochi, ma qualcuno deve pur cantare fuori dal coro. Il suo motto è: “Bisogna prestare poca fede a quelli che parlano molto”. Oh, non lo ha detto lui, ma Catone.

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