Da quando Death Stranding è sbarcato su PlayStation 4 ad ottobre 2019, la nuova opera firmata Hideo Kojima ha diviso i videogiocatori. Non tanto la stampa, a dire il vero, dato che le recensioni nel complesso sono state più che favorevoli, quanto i videogiocatori, che si sono trovati davanti ad un opera decisamente diversa dal solito.
Del resto il buon Kojima ultimamente non è stato esente da critiche: l’autore dell’indimenticabile serie Metal Gear, da sempre osannato come uno dei game designer più talentuosi della storia dei videogiochi, recentemente ha dovuto fare i conti anche con alcuni attacchi, in particolare rivolti al suo stile più volte accusato di essere prolisso, verboso e non sempre accompagnato da un gameplay moderno e al passo coi tempi.
Con Death Stranding non solo Kojima se n’è infischiato di tutto e di tutti, ma ha voluto proseguire con ancora più convinzione sulla sua strada, anche perchè ormai libero dagli accordi commerciali e di distribuzione con la Konami. Ecco quindi quello che in tanti (a mio parere in maniera assolutamente insensata) hanno ribattezzato come “il simulatore della consegna dei pacchi”. Ma procediamo con ordine.
Mostrami il pacco!
Partiamo subito affrontando uno dei clichè più diffusi riguardo Death Stranding, ossia che il gioco sia una sorta di simulatore del lavoro di corriere, del postino, e tutta la compagnia cantante. Ridurre l’ultima opera di Kojima a questo può significare solo due cose: o il gioco non è stato giocato, o si è scelto un gioco assolutamente inadatto ai vostri gusti (ma questo, ovviamente, è un problema vostro e non del gioco).
Death Stranding è un’opera visiva, narrativa e musicale mastodontica. E se è vero che, di fatto, il protagonista del gioco, Sam Porter Bridges, è un corriere, è anche vero che ogni viaggio per una consegna è di fatto un’avventura in cui bisogna pianificare risorse e percorso, affrontare difficoltà naturali e, quasi sempre combattere, sia contro esseri umani che contro creature inumane.
Tutto, nell’opera di Kojima, è un quadro narrativo e visivo sia affascinante che unico, a partire da una colonna sonora a dir poco splendida, con alcune bellissime canzoni che partiranno arbitrariamente durante i vostri viaggi, mentre attraverserete un mondo di gioco post-apocalittico cupo e ostile, tratteggiato alla perfezione.
E come non citare poi l’eccezionale recitazione dei vari personaggi di gioco, grazie all’interpretazione di attori del calibro di Norman Reedus, Mads Mikkelsen, Léa Seydoux, Margaret Qualley, Lindsay Wagner, fino ad arrivare al regista Guillermo del Toro.
Per molti, ma non per tutti
Se etichettare un’opera come Death Stranding come “il simulatore del corriere” sia quindi a dir poco insensato e riduttivo, c’è però da dire che qualche altra critica si è rivelata non completamente inesatta. Prima fra tutte, la trama eccessivamente verbosa e decisamente difficile da masticare per chi preferisce trame più lineari, o per chi semplicemente preferisce giochi con meno parole e più azione.
Del resto lo sappiamo bene, nei titoli firmati da Kojima già solo iniziare a giocare richiede a volte quasi 1 ora di filmati introduttivi e sequenze di dialogo, e da questo punto di vista anche Death Stranding non fa eccezione. Sta a voi decidere se però questo sia un difetto, o piuttosto un punto a favore del gioco dal punto di vista narrativo.
In secondo luogo, è anche vero che a volte, nelle fasi finali, può subentrare un po’ di monotonia, e che qualcuno potrebbe avere la tentazione di abbandonare il gioco qualora il fascino dell’ambientazione e del mondo di gioco non sia abbastanza da spingervi a proseguire. C’è però da dire che il gioco fa di tutto per evitare questo rischio, inserendo continuamente nel gioco nuove meccaniche, nuove situazioni di gioco, nuovi gadget per affrontare le insidie e così via.
E se è vero che ad esempio alcune sequenze di combattimento, specie con gli umani, non brilla forse da un punto di vista di gameplay, che effettivamente risulta alquanto elementare rispetto a quello visto in altre produzioni, bisogna anche considerare che è proprio Death Stranding a voler puntare su tutt’altro.
I muscoli del capitano
Un titolo come Death Stranding, che punta tantissimo su ambientazione, grafica e colonna sonora, è davvero un piacere da giocare su PC, anche grazie all’ottimo lavoro del Decima Engine, il motore di gioco firmato Guerrilla Games che segna il debutto delle trasposizioni PlayStation su PC.
Il titolo infatti riesce ad adattarsi decisamente bene sia su configurazioni PC di fascia media che, ovviamente, su quelle di fascia alta. Riuscire a giocare ad un livello pari (se non superiore) a quello di una PlayStation Pro, utilizzando un giusto mix di impostazioni grafiche su livelli medi e alti, è abbastanza agevole anche, ad esempio, con una Geforce 970. Ovviamente, però, a patto di restare su una risoluzione a 1080p,
Se invece si vuole salire e godersi la magnificenza di Death Stranding in 2K o addirittura in 4K, inutile dire che sarà necessario possedere una scheda video di fascia alta, ma del resto si tratta di un compromesso praticamente necessario con ogni gioco recente.
In ogni caso, anche qui, il porting risulta davvero sorprendente, specie attivando le giuste impostazioni su schede Nvidia: ad esempio attivando il DLSS 2.0 (ossia il Deep learning super sampling) siamo riusciti a giocare senza problemi a Death Stranding in 4K e 60 fps anche con una Geforce RTX 2060.
Insomma, questa prima esclusiva PlayStation 4 arrivata su PC è riuscita a fare il proverbiale centro al primo colpo, regalandoci un titolo che mantiene tutto il fascino dell’originale, ma spingendolo a nuovi limiti grazie alle tecnologie più avanzate disponibili su PC.
Non rimane che aspettare a questo punto con ansia il porting di un’altra grande esclusiva PS4, ossia Horizon Zero Dawn Complete Edition, in arrivo su STEAM il 7 agosto 2020.
Una gioia per gli occhi ed il cuore
Il porting di Death Stranding su Windows PC si è rivelato perfettamente riuscito, restituendoci un gioco che, già bellissimo su PlayStation 4, ora raggiunge nuove vette che sono una vera gioia per gli occhi, il cuore e le orecchie dei videogiocatori. Il Decima Engine di Guerrilla Games debutta su PC alla grande: Death Stranding è davvero bellissimo già a dettagli medio/alti a 1080p su PC con schede video di fascia media, mentre con schede video a livello pari o superiore ad una Geforce RTX 2060 si riesce a raggiungere addirittura i 4K e 60fps senza problemi. Non esiste al momento modo migliore per godersi al meglio la splendida, visionaria e originale opera di Hideo Kojima. Se avete un PC che ve lo permette, fatelo vostro. E buon viaggio, perchè sarà un viaggio davvero indimenticabile.
Red
Ottima recensione, lo prenderò sicuramente su PC 🙂