Quello di Dante, lo devo ammettere, è sempre un ritorno gradito. Fin dal primo capitolo di Devil May Cry, infatti, arrivato per la prima volta su PS2 nell’ormai lontano 2001, la nuova saga firmata Capcom settò nuovi standard per quanto riguarda gli hack’n’slash, ossia i giochi d’azione con combattimenti all’arma bianca.
Da allora, tra nuovi capitoli e spin off, di giochi di Devil May Cry ne sono arrivati ben 6, considerando anche il reboot DmC Devil May Cry e la remaster Devil May Cry HD Collection.
Finalmente, dopo un lungo periodo di attesa, Capcom sfodera il nuovo, attesissimo Devil May Cry 5. Scopriamo insieme se siamo davvero tornati ai fasti di un tempo.
Tre personaggi in cerca di gloria
Il nuovo capitolo di Devil May Cry non ci metterà nei panni solo di Dante, ma anche di Nero (già apparso nel quarto capitolo) e del misterioso V, uno dei personaggi che maggiormente evolveranno nel corso della trama, al centro di una storia che ci porterà alla ricerca dello scontro finale per eliminare il potentissimo demone Urizen.
Il gioco rispecchia in pieno quello che è il marchio di fabbrica della saga Capcom: pura azione, tanta adrenalina e combattimenti spettacolari. Da questo punto di vista potete stare tranquilli: Devil May Cry 5 non solo non delude, ma saprà divertirvi come non mai, riportando Dante e compagni a vette raggiunte, nel genere, solo da Bayonetta.
Il tutto condito da un lato tecnico e grafico davvero riuscito, nonostante si noti una qualità altalenante delle ambientazioni, specie nella parte finale del gioco.
Inoltre l’idea di utilizzare e cambiare costantemente tre personaggi, profondamente diversi nel loro stile di combattimento (specie nel caso di V, che è un evocatore che combatte a distanza), dona al gioco Capcom una varietà costante, in grado di rompere la monotonia degli scontri con un unico personaggio, per quanto ognuno sia dotato di un numero talmente alto di combinazioni e mosse speciali da risultare davvero difficile annoiarsi.
Tornano poi le immancabili gemme rosse, da raccogliere nei (tanti) combattimenti, nelle (scarse) fasi esplorative e tramite il voto che riceveremo in base alla varietà di combo e armi che utilizzeremo, e che fungeranno da moneta da utilizzare per far evolvere il nostro personaggio.
La vecchia scuola non muore mai
Devil May Cry 5 è un gioco che, nel bene e nel male, rimane molto ancorato alla vecchia scuola, ossia ai titoli action in generale, e ai precedenti di Devil May Cry in particolare, che abbiamo visto fiorire nei primi anni 2000.
Questo vuol dire che, se da un lato il gioco riesce a riportare in auge un genere che, salvo rari casi (come Bayonetta), non conta molti esponenti del genere, dall’altro non compie nessun balzo in avanti per introdurre novità davvero di rilievo. Scordatevi quindi esplorazione o meccaniche GDR più profonde (come quelle viste ad esempio in Nier): qui tutto è estremamente lineare.
Abbiamo impiegato circa 12 ore per terminare la campagna principale, e sono state 12 ore ricche di spasso e divertimento, ma lo schema di gioco, ad essere sinceri, è sempre stato lo stesso, ossia una lunga serie di scontri in aree delimitate dall’apparizione dei demoni (come da tradizione della serie), accompagnati da una buona colonna sonora di stampo metal, per poi arrivare inesorabilmente al boss di turno.
Devil May Cry 5, quindi, rimane stabilmente legato alle meccaniche dei precedenti capitoli.
Che sia un bene o male sta a voi deciderlo: chi preferisce avere un capitolo vecchia scuola, tutto azione e divertimento e che non stravolga la formula precedente, ha davvero di che gioire. Chi invece sperava in un capitolo più moderno e innovativo, nonostante il divertimento potrebbe avvertire, avanzando nel gioco, un retrogusto leggermente amaro.
Un’altra caratteristica che non ci ha convinto in pieno è il multiplayer: praticamente, durante le sessioni di gioco, vi capiterà di leggere sullo schermo una frase tipo “Con la partecipazione di Mister X“, dove Mister X sarà il nome di un’altro giocatore che si è unito alla partita.
Ci sono due tipi di situazione in cui questo può verificarsi: o il giocatore si unisce alla vostra battaglia, e in quel caso apparirà come un normale partner di gioco che vi aiuterà nei combattimenti, oppure lo vedrete apparire in un percorso diverso, senza alcuna possibilità di interagire e (a volte) senza capire bene nemmeno dove sia.
Una scelta davvero strana questa di Capcom, e spesso quasi inutile.
Da segnalare, infine, un livello di difficoltà leggermente troppo basso. Vi consigliamo infatti di evitare assolutamente il livello di difficoltà “Umano“, e di partire subito con il livello “Cacciatore di demoni“, visto che persino così il gioco si rivelerà un po’ troppo facile, e sarà solo con i livelli che sbloccherete dopo aver terminato il gioco che finalmente Devil May Cry 5 avrà un livello di sfida davvero soddisfacente, e aumentando forse così il tasso di rigiocabilità.
Il grande ritorno di Devil May Cry
Devil May Cry 5 segna il grande ritorno della saga firmata Capcom, che continua a mietere successi in un periodo mai tanto florido per la storica software house giapponese. Il nuovo capitolo della serie vanta tre personaggi riusciti, un’ottima varietà di armi, mosse e abilità, e un altissimo tasso di divertimento e adrenalina. Da ogni punto di vista, questo Devil May Cry è probabilmente il migliore della serie. Bisogna però segnalare un’eccessiva linearità nello schema di gioco, che potrebbe deludere chi sperava in un titolo più innovativo, ed una difficoltà iniziale eccessivamente livellato verso il basso. Piccoli difetti, che in ogni caso sono riusciti a rovinarci il divertimento di un nuovo, spassosissimo capitolo di Devil May Cry assolutamente da non perdere. E, come ha detto recentemente un raggiante Kiichiro Urata:“Capcom is back!”