Ho sempre apprezzato particolarmente Shinji Mikami, autore di videogiochi estremamente talentuoso. E non tanto per aver creato la saga survival horror di Resident Evil (anche se giĆ questo basterebbe), quanto per aver contribuito ad alcuni titoli decisamente meno conosciuti come Vanquish o il mai lodato abbastanza Viewtiful Joe.
Come non citare poi i due bellissimi capitoli di The Evil Within, realizzati dalla sua nuova software house Tango Gameworks: due titoli che hanno conquistato un posto speciale nel cuore dei fan, che infatti da tempo chiedono a gran voce un terzo capitolo.
Ghostwire: Tokyo nasce proprio con questo intento, nonostante il passaggio dalla terza alla prima persona, ma poi ha virato con decisione diventando un titolo nuovo e completamente inedito, e che passa soprattutto dal genere survival horror a quello action adventure (come ha tenuto a puntualizzare lo stesso Mikami). SarĆ andata bene anche con questo nuovo esperimento?
Giappone ti amo
Fin dai primi minuti di gioco, Ghostwire: Tokyo si rivela come un vero tributo d’amore verso il paese del Sol Levante, che farĆ felici tutti i videogiocatori che amano esplorare Tokyo in generale, e il quartiere di Shibuya (uno dei 23 quartieri speciali di Tokyo) in particolare, godendosi storia e mitologia della tradizione giapponese.
La nuova opera firmata Tango Gameworks ci mette nei panni di Akito e, contemporaneamente, in quelli del misterioso KK: il primo ĆØ sopravvissuto ad un inspiegabile attacco soprannaturale che ha fatto sparire tutte le persone della cittĆ , mentre il secondo ĆØ lo spirito di un investigatore che ha preso possesso del suo corpo, donandogli poteri speciali con cui combattere spettri e demoni che ora girano liberamente per la cittĆ , Lo scopo, ovviamente, ĆØ quello di liberare gli spiriti dei cittadini scomparsi della cittĆ .
Tutto questo ĆØ legato a doppio filo alla storia personale dei due protagonisti, che si svelerĆ man mano che procederemo con le missioni principali del gioco. Una trama appassionante, profonda, matura, ricca di sfaccettature e spunti interessanti su temi complessi come quello della morte, che vi spingeranno a voler proseguire nel gioco. Ci sono inoltre moltissime missioni secondarie all’interno di quello che, a conti fatti, ĆØ un open word vuoto (le persone del resto sono tutte scomparse) ma che regala tante storie diverse e originali ad ogni angolo del mondo di gioco
Il sistema di combattimento si differenzia nettamente dai soliti FPS: niente armi da fuoco o all’arma bianca, ma tanti poteri diversi e altamente spettacolari da usare nel gioco. Unica eccezione sarĆ quella di un arco, ma anche in questo caso non si tratta di una versione particolare e sempre legata ai poteri soprannaturali.
In ogni caso Ghostwire: Tokyo non ĆØ un titolo arcade puro: l’esplorazione e la riuscita delle missioni secondarie vi doneranno i classici punti esperienza spendibili per far evolvere il vostro personaggio e sbloccare tanti poteri e capacitĆ extra. Abbiamo impiegato circa 12 ore per arrivare ai titoli di coda, svolgendo alcune missioni secondarie oltre la main quest, e in realtĆ il gioco può essere terminato abbastanza facilmente a livello normale anche seguendo solo la storia principale. In ogni caso però, qualora vogliate sbloccare tutte le abilitĆ , dedicarvi anche alle altre missioni diventerĆ indispensabile.
Poco next gen ma con tanto stile
Da un punto di vista tecnico, dobbiamo ammettere che Ghostwire: Tokyo ci ha un po’ deluso. La nuova opera di Tango Gameworks infatti ĆØ un gioco oggettivamente old gen (nonostante, paradossalmente, sia disponibile solo su PS5 e PC), che riesce a sorprendere solamente per gli effetti di luce nelle fasi di combattimento, ma che nella normale esplorazione non sembra certo un titolo di ultima generazione.
Abbiamo giocato a Ghostwire: TokyoĀ grazie ad un codice review per PC fornito da Bethesda, publisher del gioco, e persino sulla nostra Geforce RTX 3060 TiĀ al massimo dei dettagli e con una risoluzione a 2560x1440p, il titolo risultava un po’ obsoleto.
Un vero peccato, ma c’ĆØ da dire che se il gioco pecca da un punto di vista grafico, riesce però a compensare a mani basse da un punto di vista di stile, regalando al videogiocatore un comparto artistico davvero ispiratissimo. Ghostwire: TokyoĀ propone infatti personaggi ben rappresentati ed estremamente carismatici, una location come Shibuya davvero affascinante da esplorare, poteri speciali veloci e divertenti, arricchiti da movimenti delle mani realistici e a tratti quasi ipnotici.
Menzione particolare, infine, merita il doppiaggio italiano, estremamente ben realizzato (ma ĆØ presente, se volete una maggiore immedesimazione, anche quello giapponese) e soprattutto la colonna sonora, che in più di una occasione si ĆØ rivelata piacevole ed estremamente orecchiabile, oltre ad essere perfettamente in tema con l’ambientazione del gioco.
Originale e con stile da vendere
Shinji Mikami e Tango Gameworks hanno tirato fuori dal cilindro un nuovo gioco davvero riuscito, che vi consigliamo di non perdere. Ghostwire: Tokyo infatti è un titolo molto originale e coraggioso, che si distacca dai tanti FPS che affollano console e PC, e che propone un sistema di combattimento originale, fresco e divertente. I poteri sono tutti molto spettacolari, molto ben animati e con effetti di luce splendidi, la storia è intrigante ed affronta tematiche adulte e mai banali, e seguendo la main quest si arriva ai titoli di coda trascorrendo circa 10-12 ore (forse poche) senza che la noia prenda mai il sopravvento. Peccato solo che il comparto tecnico lasci piuttosto a desiderare e risulti piuttosto obsoleto in molte situazioni, restituendoci un gioco quasi old-gen, ma per fortuna Ghostwire: Tokyo compensa con tanto stile, un lato artistico ispiratissimo e una Shibuya mai così affasciante.
Valery
Ho sempre amato Mikami, e non vedo l’ora di iniziare anche questo, anche se aspetto sempre con ansia The Evil Within 3 š