Dopo l’epoca d’oro dei picchiaduro 1vs1, che risale agli anni 90 e ha visto in Street Fighter 2 il suo punto massimo di splendore, e che è poi proseguita con le varie saghe in 3D come Tekken e Virtua Fighter, ha iniziato con gli anni un leggero declino.
L’avanzare di titoli sempre più complessi, profondi e stratificati ha fatto sembrare i picchiaduro ad incontri, agli occhi di molti, titoli ormai troppo semplici ed elementari rispetto alle produzioni più recenti.
Il genere, però, negli anni è riuscito a mantenere viva una buona fetta di appassionati, ed è anche per questo che tanti publisher non hanno mai abbandonate le loro serie di maggior successo, basti pensare ai recenti Street Fighter V o Mortal Kombat 11.
Tra le tante, quella di Guilty Gear è sicuramente una delle più amate dai fan, nonché una delle più riuscite. Una saga dai forti tratti anime e che ricorda molto alcune serie del passato targate SNK (ricordate, ad esempio, i bellissimi The Last Blade e The Last Blade 2?).
Eccoci quindi pronti a raccontarvi come è andata con la nostra prova di Guilty Gear Strive, da noi provato grazie ad un codice review in versione PC: Arc System avrà fatto centro anche questa volta?
Ti devo menare!
La base di Guilty Gear Strive, nemmeno a dirlo, è il combattimento, quindi partiamo dicendo che tutti quelli che hanno amato la serie per il suo fighting system tecnico e stratificato, pur senza rinunciare ad una buona e sana dose di spettacolarità, anche stavolta avranno pane per i loro denti.
Il gameplay è infatti caratterizzato da un sistema di combattimento che premia uno stile attento e riflessivo, e nonostante le tante mosse speciali che possiamo portare a segno, torna presente soprattutto una delle caratteristiche chiave della serie, vale a dire il Roman Cancel.
Si tratta di una tecnica che permette, qualora si stia subendo una combo devastante, di bloccarla e contrattaccare. Eseguirla non è semplicissimo ma, una volta padroneggiata, vi permetterà di fronteggiare anche gli avversari più esperti.
Il gioco è abbastanza atipico per quanto riguarda, invece, le varie modalità di gioco. Basti pensare, ad esempio, allo Story Mode. Ci si potrebbe aspettare la classica modalità storia in cui avanzeremo affrontando vari combattimenti con una narrazione a fare da trait d’union tra gli scontri, ed invece non c’è niente di tutto questo.
Tale modalità, infatti, si è rivelata praticamente come un unico, lungo filmato realizzato utilizzato il motore grafico del gioco che servirà semplicemente per approfondire gli eventi della serie, ma non presenta nessuna interazione con il videogiocatore. Una scelta discutibile, secondo noi, visto che mancando altre modalità simili nel gioco, di fatto non esiste nessuna possibilità di avere un single player che offra anche un minimo di narrazione.
Quello che rimane, quindi, è praticamente un lungo anime, peraltro con una localizzazione di qualità discutibile nei sottotitoli, che però riesce a coprire molti punti oscuri della storia e farà sicuramente felici i fan più accaniti che desiderano conoscere ogni risvolto della storia.
L’unica alternativa “sostanziosa” (escludendo Tutorial e Missioni) per quanto riguarda il single player è quindi la modalità Arcade, ossia una lunga sequenza di scontri fino ad arrivare al boss finale, come da tradizione del genere. Peccato che però che in questa modalità non ci siano nemmeno i finali diversi per ogni personaggio, scoraggiando quindi così chi (come il sottoscritto) fin dai tempi di Street Fighter II si divertiva a completare il gioco con tutti i personaggi per poter vedere tutte le varie sequenze finali.
Il mio ring è la strada
Per quanto riguarda il netcode di Guilty Gear -Strive-, da sempre uno dei punti di forza della serie, possiamo confermarvi che anche questa volta il lavoro svolto da Arc System è davvero perfetto sotto ogni punto di vista.
Giocare specialmente con utenti europei ed italiani funziona talmente bene che a volte sembra di giocare un match con un amico in locale piuttosto che online con un avversario distante migliaia di chilometri. Ma del resto Arc System, da questo punto di vista, ha sempre svolto un lavoro esemplare, e quindi non stupisce che abbiano voluto dedicare un’attenzione particolare a questa caratteristica.
Inoltre il riuscire a confrontarsi con altri giocatori in una modalità così solida e affidabile garantisce davvero ore praticamente infinite di divertimento, a patto ovviamente di armarsi di una buona dose di pazienza quando vi capiterà di incontrare alcuni avversari particolarmente esperti con cui a volte riuscirete davvero a combinare ben poco.
Da un punto di vista tecnico, il lavoro svolto da Arc System è sicuramente eccellente. I personaggi sembrano usciti direttamente da un’anime, la caratterizzazione di ognuno di loro (15 in totale) è resa davvero magistralmente, e le animazioni, seppur volutamente non eccessivamente rapide, sono davvero splendide a vedersi.
La colonna sonora, infine, merita davvero una menzione speciale: ogni personaggio ha una sua canzone (come sempre in chiave molto “rock”) estremamente adrenalinica e quasi sempre cantata, in grado di rendere lo scontro ancora più intenso e particolarmente esaltante. Veramente splendida.
Il ritorno di un grande picchiaduro
Arc System e Bandai Namco ritornano alla grande nell’ultima incarnazione di Guily Gear, un saga picchiaduro che negli anni si è fatto amare particolarmente dai fan e, proprio per questo, è sempre stata particolarmente attesa. Guilty Gear Strive riesce nuovamente a sorprendere, divertire e incantare con la sua bellissima grafica in stile anime, il suo fighting system profondo e stratificato ed una colonna sonora tra le più belle mai sentite in un picchiaduro ad incontri. Inoltre il titolo garantisce un’esperienza online tra le più solide mai viste, permettendoci di combattere senza mai riscontrare rallentamenti o blocchi. Peccato solo per uno Story Mode che di fatto è solo un lungo anime da vedere e non da giocare, relegando quindi al single player principalmente alla sola modalità Arcade, che risulta un po’ troppo semplice e lineare.
Fantoni77
Ottima recensione come sempre, e complimenti per la citazione di “The Last Blade”… una vera chicca!
Peccato però per questo Story Mode insulso…