Little Nightmares – Recensione

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A volte i titoli indipendenti riescono a sorprenderti. Sono giochi spesso ignorati o bistrattati perché realizzati con budget relativamente bassi e generalmente meno “pirotecnici” dei cosiddetti titoli tripla A, ossia i giochi più famosi e con grossi investimenti alle spalle. Ma a volte sanno regalare emozioni uniche, come spesso riescono a tirare fuori dal cilindro solo gli sviluppatori che hanno il coraggio di rischiare. Gli esempi in passato non mancano: basti pensare a Unravel, Inside, Limbo, Guacamelee, Trine, Ori and the Blind Forest, e tanti altri. Per questo motivo molti videogiocatori (compreso il sottoscritto) aspettavano con una certa curiosità Little Nightmares, titolo horror sviluppato dal piccolo team svedese di Tarsier Studios. Scopriamo se questi talentuosi ragazzi hanno fatto centro.

Mamma, lasci la porta aperta e la luce accesa?

Little Nightmares ha un plot narrativo decisamente elementare: senza spiegazioni di sorta veniamo catapultati in un mondo buio chiamato “Le Fauci”, tetro, pieno di mostri e situazioni sgradevoli e spaventose che ricreano perfettamente le paure dell’infanzia (e non solo). Un incubo? Un’allucinazione? Un mondo parallelo? Non si sa, al videogiocatore non viene data nessuna spiegazione e nessuna storia completamente svelata. Solo un compito: guidare Six ad andare avanti.

Il gioco si rivela fin da subito come un ibrido tra platform, puzzle game e, ovviamente, gioco horror. Da multi punti di vista il gioco ricorda Limbo, sia per le atmosfere cupe che per gli enigmi continui da risolvere. Per i più vecchi, come il sottoscritto, potrebbe ricordare anche Weird Dreams, titolo del lontanto 1988 che ho giocato su Amiga ma disponibile anche su Commodore 64, Atari ST e MS-DOS. Non tanto come gameplay, ovviamente, ma come situazioni a volte al limite del surreale, nonostante in Little Nightmares l’atmosfera sia molto più seria e spaventosa.

Il gioco dei ragazzi di Tarsier Studios infatti non ha paura di osare, riuscendo a mettere in scena non solo le paure tipiche della natura umana, ma anche a spingersi oltre (specie nella seconda parte di gioco) proponendo scene veramente inquietanti e destinate a rimanere impresse a lungo nella memoria del giocatore. Peccato solo per la struttura quasi esclusivamente trial and error, che costringe a morire e riprovare a ripetizione prima di riuscire a trovare il modo di superare alcune situazioni, comprese alcune boss fight.

Il vero difetto però del gioco, che gli ha impedito di raggiungere l’olimpo dei giochi sopra il 9 (come li chiamiamo qui in redazione) è la durata. Abbiamo infatti impiegato circa 3 ore e mezza per completare il gioco, ed è davvero troppo poco per un titolo che, seppur a prezzo basso, al momento è in vendita a 25 euro. Un vero peccato, perchè Little Nightmares è un gioco davvero unico, di quelli che si ricordano a lungo e che non dovreste lasciarvi sfuggire, magari aspettando l’offerta giusta.

Un gioco da giocare e ricordare, ma davvero troppo breve

Little Nightmares è un titolo che abbiamo davvero giocato con piacere: appassionante, artistico, spaventoso e con una bellissima colonna sonora minimalista. Il gioco di Tarsier Studios è però penalizzato da una struttura quasi esclusivamente trial and error che costringe a precedere spessp per tentativi. Se però questo difetto alla fine risulta tutto sommato sopportabile, quello che invece è meno sopportabile è una durata davvero troppo bassa, visto che il gioco è completabile in poco più di tre ore. Un gioco da giocare e da non perdere, capace di regalare emozioni e paure davvero uniche… ma forse aspettando l’offerta giusta.

PRO

  • Artisticamente splendido
  • Si ricorderà a lungo
  • Alcune scene sono davvero paurose

Contro

  • Si procedere quasi esclusivamente a tentativi
  • Davvero troppo corto
8

Molto buono

Giornalista iscritto all'Ordine di Roma. Webmaster secoli fa di AniGames.it e PlayNow.it, ora fondatore di Videogiocare.it. Appassionato di tecnologia in generale e videogiochi in particolare, inizia il suo cammino con una introvabile Irradio TVG 888, per poi innamorarsi completamente del Commodore 64. Il resto è storia.

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