Provata la PlayStation VR – Il primo passo verso la rivoluzione videoludica

Provata la PlayStation VR – Il primo passo verso la rivoluzione videoludica

ANTEPRIMA VIDEOGIOCHI – Senza voler fare un torto a qualcuno, possiamo tranquillamente affermare che la grande attrazione di quest’ultima Games Week milanese è stata la PlayStation VR. Lo dimostrano le file interminabili di visitatori fuori dallo stand Sony e la ressa che si è creata addirittura tra giornalisti e blogger che chiedevano (in alcuni casi senza successo) di poter testare l’ultima tecnologia del colosso giapponese. Noi siamo stati tra i pochi fortunati che sono riusciti a provarla, anche se solo per una quindicina di minuti. Tempo che non ci basta per poter giudicare appieno le qualità della VR, ma sufficiente per farci un’idea delle sue potenzialità.

Indossato il caschetto con una certa trepidazione, la prima sensazione che ho provato nell’immergermi in questa sorta di mondo virtuale è stata: “Oh mio dio, è davvero tutto qui?“. Parliamoci chiaro: la qualità del visore è sembrata piuttosto scarsa, e questo non fa altro che rendere l’esperienza più “mediata” e meno realistica di quanto ci aspettavamo. La demo che serviva a introdurci nel gioco testato (nel mio caso Resident Evil 7, forse il titolo più atteso insieme a Batman) mi ha fatto storcere la bocca per la sua estrema rozzezza grafica. Una volta partito il titolo della Capcom le cose sono cambiate, e fortunatamente in meglio. La sensazione di immersione all’interno del gioco è buona, i movimenti della testa vengono seguiti fluidamente dal visore, anche se è difficile poter dire che non ci sia la chiara e netta sensazione di star giocando a un videogioco, fra l’altro esteticamente un po’ datato. A rendere l’esperienza meno esaltante è la possibilità di muoverci solo attraverso l’uso del pad, ma anche la necessità di utilizzare lo stick analogico per girarci a guardare da una parte all’altra con maggior efficacia, oltre al fatto di potersi accucciare o nascondere tramite la pressione dello stesso. Fra l’altro l’effetto “scattoso” e improvviso con cui il nostro alter ego si abbassa rende il tutto piuttosto finto, aspetto senz’altro negativo per una macchina da gioco che si propone come la nuova frontiera della realtà virtuale.

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Altro titolo che siamo poi riusciti a provare è stato Until Dawn: Rush of Blood, e destino ha voluto che fosse un altro titolo horror (seppur, rispetto al titolo Capcom, decisamente più splatter). Il gioco stavolta ci pone seduti all’interno di un carrello su delle rotaie, ed attraverso una serie di stage con ambientazioni simili a quelle di un tunnel horror da luna park dovremo sparare a mostri e clown usando stavolta i PlayStation Move. Anche in questo caso il risultato è stato il medesimo: l’immersione all’interno del gioco è decisamente buona (quando è partita la sequenza stile montagne russe, la sensazione di mal di stomaco era fin troppo realistica…), ma la leggera patina sgranata che copriva le immagini ci hanno lasciato un senso di insoddisfazione sulla qualità grafica.

C’è però da dire che questi difetti ci hanno fatto capire maggiormente la decisione di Sony di lanciare prossimamente la PlayStation 4 Pro: probabilmente serve davvero più potenza per far girare la VR con una qualità decisamente migliore.

Nonostante questi difetti infatti, le potenzialità della VR ci sono tutte, soprattutto se pensiamo che siamo ancora agli albori di questa nuova tecnologia. L’esperienza di gioco è stata comunque molto divertente: scappare dalle grinfie di una vecchia inferocita che cerca di farci la pelle, nasconderci negli angoli bui della sua casa e fare capolino da dietro il muro con la testa per osservare i suoi movimenti sono stati minuti di puro intrattenimento. Questo nuovo modo di videogiocare è probabilmente destinato a soppiantare quello a cui siamo stati abituati per anni, anche se per riuscirci c’è ancora tanta strada da fare. La VR è soltanto il primo passo verso quella direzione: la rivoluzione nel campo dell’intrattenimento videoludico è appena cominciata.

Cresciuto a pane e Commodore 64, riscopre la passione per i videogames proprio quando pensava fosse finito il tempo di giocare. Il suo motto preferito è: "Non prendere la vita troppo sul serio, tanto non ne uscirai vivo!"

2 Commenti

  1. Concordo con l’articolo: buone premesse, ma il meglio deve ancora venire… 🙂

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