Wolfenstein II: The New Colossus – Recensione

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Se c’è una cosa che non manca, in questo periodo di fine ottobre, sono i buoni videogiochi, complice probabilmente anche il Natale, che si avvicina molto più rapidamente di quando non possa sembrare (specie da un punto di vista commerciale). E così, subito dopo aver recensito lo strepitoso Super Mario Odyssey e l’ottimo Assassin’s Creed Origins, eccoci pronti a buttarci a capofitto su Wolfenstein II: The New Colossus, sequel dell’adrenalinico Wolfenstein: The New Order, risalente all’ormai lontano 2014. Come se la sarà cavata stavolta MachineGames? Scopriamolo insieme.

Sangue e pallottole

Wolfenstein II: The New Colossus riprende la storia esattamente dove si era interrotto il precedente capitolo, e per evitarvi qualsiasi tipo di spoiler (specie nel caso vi siate persi The New Order e abbiate pianificato di giocarlo prima di buttarvi su The New Colossus) eviteremo qualsiasi accenno alla trama di gioco.

Quello che però possiamo dirvi e che tutti gli elementi che hanno reso grande il primo capitolo sono presenti (e decisamente migliorati) anche in questo nuovo episodio della saga. Ci troveremo quindi nuovamente in un futuro distopico dove i nazisti hanno vinto la seconda guerra mondiale e governano il mondo, e dove il nostre eroe, B. J. Blazkowicz sarà al centro della storia che lo vedrà impegnato nel tentativo di cambiare la triste sorte dell’umanità.

Ed è fin dalle prime battute di gioco che Wolfenstein II: The New Colossus  mostrerà uno dei suoi principali punti di forza: la storia. Il titolo infatti mostra subito un’ambientazione affascinante ed inquietante, ricca di suspense e adrenalina come nelle migliori produzioni cinematografiche. In particolare, molte inquadrature e molte situazioni estremamente violente ci hanno ricordato parecchio i film di Quentin Tarantino.

Ti uccido due volte

Ma non basta: The New Colossus  infatti non si limita ad una sceneggiatura e ad una storia degna di un grande film hollywoodiano, ma propone anche un gameplay  (ed un gun play) divertente ed appagante, ricco di armi e di situazioni al cardiopalma. Davvero divertente poi l’aggiunta della doppia arma (da tenere una nella mano destra ed una nella mano sinistra) che aggiunge ancora più varietà e profondità agli scontri a fuoco, già decisamente spettacolari.

Tecnicamente poi la nuova opera di MachineGames ci ha favorevolmente impressionato: noi abbiamo giocato la versione per Xbox One, grazie ad un codice fornito da Bethesda, ma abbiamo avuto modo di provare anche la versione PC. Inutile dire che, in questo secondo caso, il gioco riesce maggiormente a stupire (persino su PC di fascia media) ma anche su Xbox One è stato fatto davvero un’ottimo lavoro, e non abbiamo riscontrato il consueto problema del blur che spesso ravvisiamo nelle versioni per la console Microsoft.

Un gioco davvero riuscito insomma, in cui gli unici difetti con cui ci siamo scontrati sono una certa ripetitività dei nemici (che però rientra tutto sommato nel campo della tollerabilità) e un eccessivo sbilanciamento delle difficoltà di gioco, con alcune sequenze leggermente frustrati che si risolvono nel più elementare trial and error.

L’ammazza-nazisti per eccellenza è tornato

MachineGames sforna un nuovo, eccellente capitolo della saga che vede protagonista B. J. Blazkowicz. Un gioco divertente, spettacolare, duro, violento e con una splendida narrazione, che rimanda alle migliori pellicole hollywodiane in generale, e a quelle firmate da Tarantino in particolare. Uno dei migliori FPS dell’anno, nonostante una difficoltà sbilanciata in alcune situazioni e una leggera ripetitività dei nemici. Un titolo da giocare, vivere ed assaporare, pallottola dopo pallottola.

PRO

  • Narrazione degna dei migliori film di Tarantino
  • Divertente, violento, spettacolare
  • Ottima colonna sonora ed eccellente doppiaggio italiano
  • Tecnicamente riuscito

Contro

  • Difficoltà a tratti sbilanciata
  • Leggera ripetitività dei nemici
8.8

Molto buono

Cresciuto a pane e Commodore 64, riscopre la passione per i videogames proprio quando pensava fosse finito il tempo di giocare. Il suo motto preferito è: "Non prendere la vita troppo sul serio, tanto non ne uscirai vivo!"

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