I titoli della serie Metro hanno, da sempre, una lunga schiera di fan. Gli FPS post-apocalittici firmati 4A Games e basati sui romanzi di Dmitrij Gluchovskij hanno conquistato il cuore di tantissimi videogiocatori, facendo della narrazione e dell’atmosfera cupa e decadente il loro punto di forza.
I titoli della serie Metro, infatti, si svolgono in un futuro successivo ad una ipotetica terza guerra mondiale che si è svolta nel 2013, e che ha costretto i sopravvissuti della Russia a vivere nei tunnel della metropolitana, unici posti al sicuro dalle radiazioni del mondo superiore, ormai dominato dell’inverno nucleare e da creature mutanti.
Sono passati 6 anni dal capitolo precedente, ossia Metro: Last Light, e finalmente il tanto atteso terzo capitolo è arrivato nelle nostre mani grazie ad una promo PS4 che ci ha inviato il distributore.
Ora che abbiamo visto scorrere i titoli di coda di Metro: Exodus, siamo finalmente pronti a raccontarvi le nostre impressioni.
Viva il Single Player
Metro: Exodus riprende la narrazione esattamente dove si era interrotta nel capitolo precedente, ma i ragazzi di 4A Games hanno comunque realizzato un gioco che, complice anche l’esaustiva presentazione iniziale, risulta perfettamente giocabile e godibile anche da chi non ha mai giocato ai capitoli precedenti.
Il gioco è un vero è proprio inno al single player, e di questi tempi ce n’è davvero bisogno. Circondati infatti da tanti titoli multiplayer di successo (tra cui il recente Apex Legends) e da ibridi decisamente meno riusciti (qualcuno ha detto Anthem?), Metro: Exodus ci riporta nel videogioco più tradizionale, dove l’esperienza del giocatore singolo è la colonna portante di un’avventura emozionante, profonda e viva.
Fin dai primi minuti di gioco, infatti, Metro: Exodus riesce ad intrigare il videogiocatore con un’ambientazione artisticamente splendida e con una storia appassionante, arricchita da sequenze mozzafiato sicuramente più spettacolari di quando abbiamo visto nei capitoli precedenti.
Il gioco ha una struttura piuttosto diversa da quella vista in Metro 2033 e Metro: Last Light, abbandonando le ambientazioni più ristrette e claustrofobiche dei primi due capitoli e spostandosi su ambienti di gioco più aperti e open-world.
Attenzione però: non si tratta di un open-world nel senso più classico del termine, ma di ampie aree di gioco da esplorare, a tratti anche molto vaste, ma comunque limitate. Volendo usare un parallelismo, i ragazzi di 4Games hanno compiuto un salto del tutto simile a quello visto tra The Evil Within e The Evil Within 2.
Una scelta secondo noi decisamente azzeccata, perché oltre a portare una ventata di aria fresca rispetto ai titoli precedenti, dona anche una sensazione di libertà e di esplorazione più marcata, senza però sfociare nella struttura ormai abusata (e a volte dispersiva) degli open world più classici.
Un mondo ostile ad ogni stagione
Metro: Exodus è caratterizzato da un gameplay survival decisamente marcato, molto più che in passato. Esplorare, raccogliere le risorse necessarie per costruire medicine e proiettili, trovare rifugi e banchi di lavoro dove riposare e potenziare le armi, decidere se affrontare una missione di giorno o di notte: tutto contribuisce a donare al gioco la profondità e il divertimento dello scoprire un mondo di gioco sempre ostile e precario.
Inoltre le lunghe fasi di esplorazione all’aperto e l’alternanza delle stagioni ci porteranno a vivere un mondo di gioco non più ambientato esclusivamente nel classico inverno nucleare, ma regalando anche sessioni di gioco più luminose, donando nuova linfa vitale alla serie Metro, che riesce così a non rimanere eccessivamente ancorata al passato.
Anche le fasi di combattimento, in cui i proiettili sono contati e un colpo preciso alla testa può fare la differenza, riescono ad essere intense ed appaganti, facendo vivere ogni missione col fiato sospeso e sul filo del rasoio.
A tutto questo va poi aggiunta una colonna sonora riuscitissima, particolarmente in tema per un titolo di ambientazione post-apocalittica, e un ottimo doppiaggio in italiano, nonostante la scelta di far restare sempre muto Artyom risulti ormai decisamente anacronistica.
E visto che siamo in tema di difetti, possiamo dirvi che le uniche cose che davvero non ci hanno convinto del tutto in Metro Exodus sono un’intelligenza artificiale dei nemici decisamente discutibile (a volte ad esempio ci è capitato che i banditi quasi ci ignorassero mentre eravamo accanto a loro nel bel mezzo di una sparatoria) e alcuni modelli poligonali decisamente datati, in particolar modo tra mostri e mutanti, ma anche tra qualche personaggio secondario.
Tutto questo però, fortunatamente, non riesce a rovinare uno dei migliori giochi in single player di questo inizio 2019, che fa della storia, della profondità narrativa, della affascinante ambientazione e del suo gameplay di stampo survival i suoi punti di forza, rendendolo un titolo davvero imperdibile.
Il grande ritorno di Metro
Metro: Exodus segna il grande ritorno di una delle saghe FPS più affascinanti mai realizzate. 4Games ha il coraggio di chiudere la trilogia con un titolo che si distacca dai precedenti capitoli senza snaturare il suo concept narrativo, non accontentandosi di realizzare il più classico e sicuro dei “more of the same“, ma proponendo un gioco di stampo survival decisamente più ampio e complesso rispetto al passato. Nonostante qualche piccolo difetto, come un’intelligenza artificiale non particolarmente riuscita dei nemici, e qualche modello poligonale leggermente “old-gen”, Metro: Exodus è un titolo affascinante e divertente, che racconta una storia profonda, adulta e sfaccettata. Un titolo single player di cui c’era veramente bisogno.