l successo di Black Myth Wukong non si misura soltanto in milioni di copie vendute o in commenti entusiasti sui social. C’è un’altra dimensione, meno visibile ma altrettanto significativa, che riguarda la sua versione fisica: un formato che molti davano ormai per spacciato, ma che in realtà ha giocato un ruolo decisivo per la sopravvivenza di diversi negozi indipendenti.
Sin dal suo lancio, Black Myth Wukong ha attirato l’attenzione per l’ambientazione ispirata alla mitologia cinese e per la qualità produttiva che ha stupito anche gli osservatori più scettici nei confronti dell’industria videoludica cinese. Ma il gioco, oltre a ridefinire certe aspettative culturali, ha scatenato un piccolo terremoto nel mondo della distribuzione: la sua edizione su disco ha registrato vendite eccezionali in numerosi paesi occidentali, tra cui Italia e Spagna, territori notoriamente affezionati al formato fisico.
Secondo Mike Yum, CEO di PM Studios (editore responsabile della distribuzione fisica del titolo), il gioco ha avuto un impatto concreto e inatteso: “Ho ricevuto un sacco di chiamate durante Natale e dopo il Capodanno per ringraziarmi: mi hanno detto che il gioco ha salvato il loro negozio”.
Il formato fisico non è morto
Le dichiarazioni di Yum, rilasciate a The Gamer, non si accompagnano a cifre precise, ma tracciano un quadro sorprendente: nonostante l’apparente dominio del digitale, il mercato fisico è ancora in salute, soprattutto in contesti dove il download di centinaia di gigabyte non è né comodo né economicamente conveniente.
In paesi dove la connettività internet è limitata o soggetta a tariffe a consumo, il disco resta una scelta razionale. Inoltre, esiste ancora un segmento di pubblico che considera la copia fisica non solo più pratica, ma anche più collezionabile e “reale”. In questo scenario, Black Myth Wukong è diventato un catalizzatore, riportando attenzione e fatturato nei negozi specializzati, spesso messi a dura prova da anni di cambiamenti strutturali nel settore.
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Un successo globale, con cuore locale
Dai dati ufficiali forniti da Game Science, circa il 30% delle copie vendute proviene da mercati esteri rispetto alla Cina, con stime che parlano di 7 milioni di unità fuori dalla Cina a febbraio 2025. In totale, le vendite globali del gioco si aggirerebbero intorno ai 25 milioni di copie, un risultato che pochi avrebbero pronosticato all’inizio del progetto.
Il caso di Black Myth Wukong mostra come un prodotto ben realizzato, con una forte identità culturale e distribuito in modo mirato, possa generare effetti economici a catena. E dimostra, soprattutto, che il formato fisico non è una reliquia del passato, ma uno strumento ancora capace di fare la differenza, anche in un’epoca dove tutto sembra spingere verso il download e lo streaming.
Un videogioco può salvare dei negozi. Letteralmente.