Inutile negarlo: sono da sempre un appassionato della serie Souls e affini. Demon’s Souls, Dark Souls 1,2 e 3, Bloodborne, Sekiro: li ho giocati tutti, e tutti li ho finiti, in alcuni casi anche più volte con build completamente differenti.
E’ normale quindi che, fin dal primo annuncio, Elden Ring fosse entrato di diritto nella mia personalissima lista di titoli più attesi. Anche perchè, per la prima volta, il titolo FromSoftware si confrontava con il complesso mondo degli open world, ed ero davvero curioso di vedere come se la sarebbe cavata il team di sviluppo capitanato dal mai lodato abbastanza Hidetaka Miyazaki.
Dopo aver terminato finalmente la mia prima (e sicuramente non ultima) run, che ha richiesto ben 45 ore prima di arrivare ai titoli di coda grazie ad un codice review fornito da Bandai Namco per console Xbox (e che ho giocato su Xbox Series X), sono finalmente pronto a raccontarvi com’è stato perdersi nell’Interregno.
È un mondo difficile
Partiamo subito col dire che anche Elden Ring tiene fede alla tradizione dei giochi targati FromSoftware: la nuova opera di Miyazaki è infatti un gioco difficile, molto difficile. Fedele al motto “Il giocatore deve provare soddisfazione nel superare le difficoltà“, anche stavolta il team di sviluppo giapponese ha sfornato un titolo dall’elevato tasso di difficoltà, seppur non il più difficile della serie (ma di questo parleremo tra poco).
Vi basterà infatti giocare i primi minuti di Elden Ring per capire fin da subito, magari dirigendovi verso il primo cavaliere che vedrete, che buttarvi negli scontri senza essere abbastanza forti si rivelerà letale. Sarà necessario avventurarvi nell’Interregno con prudenza, facendo crescere il vostro personaggio, esplorando e raccogliendo nuove armi ed armature (mai così tante) prima di proseguire con maggior sicurezza nella main quest, peraltro sempre abbastanza chiara nelle indicazioni.
Ed è proprio questo è uno dei principali vantaggi che offre l’open world rispetto ai titoli del passato.
Se infatti nei vari Dark Souls, sicuramente più lineari, spesso l’evoluzione del personaggio era legato al farming (ossia alla ripetizione della stessa parte di gioco per ricavarne bottino ed esperienza), in Elden Ring tutto questo è molto meno presente, e ciò che vi premierà maggiormente sarà l’esplorazione, complice anche un mondo di gioco davvero vastissimo, pronto a regalarvi nuovi dungeon e sfide ad ogni angolo nascosto dell’Interregno.
La storia inoltre, complice la collaborazione di George R. R. Martin, stavolta è più curata rispetto al passato, anche se si tratta, ad onor del vero, sempre di una trama criptica, enigmatica e mai troppo chiara.
Il sistema di combattimento è lo stesso che abbiamo già visto nei vari capitoli di Dark Souls, tutto basato sulle parate e sulle schivate. Ci sono però diverse novità introdotte all’interno del gioco, come il cavallo Torrente, che vi garantirà spostamenti rapidi e combattimenti veloci e letali contro nemici grossi e lenti, e soprattutto le Ceneri e le Ceneri di guerra.
Per quanto riguarda le Ceneri, si tratta di uno strumento attraverso cui sarà possibile evocare dei potenti alleati controllati dalla CPU al nostro fianco. Anche in questo caso sarà l’esplorazione a consentirvi di trovare quelle più forti e potenziarle a dovere, ma tenete presente che saranno utilizzabili solo in alcuni punti del mondo di gioco. Le Ceneri di Guerra, invece, sono strumenti in grado di potenziare un’arma, donandogli anche una mossa speciale extra a seconda dell’arma a cui è applicata. Inutile dire che, anche in questo caso, esplorare il mondo di gioco, oltre a far crescere il vostro personaggio, vi permetterà di scoprirne alcune davvero potenti e risolutive.
Se c’è però qualcosa che sarà davvero risolutivo per superare i punti più difficili del gioco è il comparto multiplayer, che mai come in Elden Ring è davvero protagonista all’interno del gioco.
Per un amico in più
Da sempre, uno dei sistemi che più aiuta i giocatori all’interno dei vari Dark Souls è la possibilità di evocare giocatori in aiuto per affrontare le boss fight più difficili. Non a caso, infatti, Sekiro: Shadows Die Twice è risultato uno dei titoli FromSoftware più difficili in assoluto, visto che non offriva tale possibilità. In Elden Ring, al contrario, tutto è studiato per facilitarvi il multiplayer il più possibile.
I segni per invocare gli altri giocatori, complice anche il successo del titolo e l’alto numero di utenti connessi ai server, sono infatti continuamente presenti, fino a diventare davvero tantissimi prima di una boss fight. Inoltre, se in Dark Souls trovare i consumabili per renderli visibili era decisamente più complesso, in Elden Ring invece vi basteranno un paio di piante (facilmente reperibili tra la vegetazione) per crearli, con il risultato che sarà davvero facilissimo invitare quanti giocatori vorrete in vostro aiuto.
Inoltre alcune boss fight (comprese quelle nei primi livelli di gioco) si sono rivelate impegnative anche invitando due giocatori ad aiutarvi, ed estremamente complicate da affrontare da soli. Tutto quindi, all’interno di Elden Ring, sembra voler invogliare il giocare ad utilizzare la connessione online e il multiplayer per rendere le cose più semplici.
Forse, a voler cercare il proverbiale pelo nell’uovo, si potrebbe criticare ad Elden Ring un comparto tecnico davvero poco next-gen, che sfigura anche se paragonato al più vecchio remake di Demon’s Souls. Nonostante la nuova fatica di FromSoftware, infatti, risulti artisticamente molto ispirata, da un punto di vista grafico il gioco risulta un po’ datato, assolutamente non in linea con altre produzioni blasonate e recenti.
E’ vero che si tratta di un genere gioco in cui la parte grafica è assolutamente in secondo piano, ma è pur vero che se aggiungete (almeno al momento del lancio) il fatto che si ravvisino alcuni rilevanti cali di frame rate anche su PlayStation 5 e Xbox Series X, è innegabile che da questo punto di vista si sarebbe potuto fare molto di più.
Il capolavoro di FromSoftware
Hidetake Miyazaki e FromSoftware tornano alla carica con un titolo destinato a far parlare a lungo negli anni a venire, diventando sicuramente la nuova pietra di paragone del genere. Elden Ring è un capolavoro, la naturale evoluzione open word di Dark Souls, un titolo profondo, stratificato ed estremamente vasto, difficile come sempre ma anche più accessibile, specie grazie alla componente multiplayer. Abbiamo impiegato 45 ore per arrivare ai titoli di coda, eppure c’è ancora tantissimo da fare, da scoprire e da vivere nell’Interregno. Un gioco da giocare e rigiocare più volte, magari con una build differente che però cambia non poco il modo di approcciarsi al gioco e ai nemici. Peccato solo per un comparto tecnico non all’altezza, ma si tratta di un difetto davvero secondario: Elden Ring è uno di quei giochi destinati a segnare un epoca, e che nessuno dovrebbe farsi scappare, per nessun motivo.
Lo sto giocando anche io… CAPOLAVORO!
Ottima recensione, come sempre quando le scrive Fabio… sarà finalmente mio la prossima settimana 😉