Armored Core VI: Fires of Rubicon – Recensione

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ARMORED CORE VI RECENSIONE – Dopo i tanti successi raggiunti con i vari Dark Souls, con Bloodborne, con Sekiro e infine con il mai lodato abbastanza Elden Ring, Fromsoftware decide di uscire dalla sua confort zone e tornare alle origini andando a rispolverare dal passato una serie completamente diversa.

Con Armored Core infatti, la software house nipponica capitanata da Hideta Miyazaki (che qui ha guidato solo le fasi iniziali dello sviluppo, per poi cedere la direzione del progetto al collega Yamamura, già a capo del progetto Sekiro) riporta in vita una serie nata nel lontano 1997 sulla prima PlayStation, e che mancava dalle scende da oltre 10 anni, quando videro la luce Armored Core V e Armored Core: Verdict Day.

Abbiamo potuto goderci finalmente questo Armored Core VI: Fires of Rubicon grazie ad un codice review fornito da Bandai Namco per Xbox Series X, e dopo essere arrivati ai primi fatidici titoli di coda in circa 20 ore (e fra poco vi spiegheremo cosa intendiamo per “primi”), siamo finalmente pronti a raccontarvi le nostre impressioni sul gioco.

Cuore tradizionale con tanti miglioramenti

Armored Core VI: Fires of Rubicon da un lato riesce a tener fede alla formula che in passato lo ha reso un oggetto di culto da parte degli appassionati, ma dall’altro ha anche il coraggio di essere più moderno e fresco. In ogni caso, chi si aspettava “un Dark Souls con i mech” è destinato a rimanere deluso: qui non ci sono falò, non ci sono schemi di combattimento lenti e ragionati, e soprattutto non c’è un mondo aperto da esplorare.

Il gioco infatti, nella sua modalità principale in single player, vi metterà di fronte anche questa volta ad una lunga lista di missioni da affrontare, che però saranno sempre e solo limitate in un mondo di gioco in cui è impossibile perdersi. Se però la trama in passato è sempre risultata piuttosto criptica e quasi accessoria, in Armored Core VI sarò invece un po’ più classica e facilmente comprensibile.

Torna poi anche la possibilità di personalizzare il nostro mech sotto ogni aspetto: dai colori ai singoli componenti del corpo, passando per ben 4 armi diversi equipaggiabili, sarà possibile rendere il nostro robottone il più possibile vicino a quello dei nostri sogni. Inoltre le tantissime armi che sbloccheremo nel corso del gioco cambieranno radicalmente lo stile di combattimento del nostro mech, e quindi scegliere con sapienza quali equipaggiare si rivelerà fondamentale per riuscire a superare un punto particolarmente ostico e soprattutto sconfiggere un boss particolarmente ostico 

Azione e difficoltà in un mondo bellissimo

Abbiamo appena parlato di boss particolarmente ostici, e cogliamo subito l’occasione per affrontare il discorso della difficoltà. Armored Core VI: Fires of Rubicon non è un gioco difficile come i vari Dark Souls e simili di FromSoftware, ma si tratta comunque di un gioco piuttosto ostico. Vi basterà arrivare allo scontro con il primo boss perchè vi sia subito chiaro che sparare a caso senza trovare una giusta strategia vi porterà inevitabilmente alla morte. Ma del resto è sempre stato questo lo spirito di Armored Core: ok azione, ok armi spettacolari, ok missili ed esplosioni, ok sfruttare i propulsori per volare e scattare, ma bisogna anche pianificare bene una strategia adatta al nemico se non si vuole finire in mille pezzi.

Per fortuna però, nel corso delle missioni, ci sono diversi checkpoint che potremo raggiungere, e che ci permetteranno, in caso di morte prematura, di non dover ricominciare da capo tutta la missione. Questo, fortunatamente, ci evita una buona dose di frustrazione: alcune missioni infatti sono piuttosto lunghe, e doverla riaffrontare completamente in caso di morte sarebbe stato una follia.

Una nota speciale, poi, merita il mondo di gioco in cui si svolgerà tutta la main quest: come da tradizione del gioco, lo scenario in cui ci muoveremo (in questo caso Rubicon 3) è quello un mondo futuristico, fantascientifico e decadente. In questo sesto capito però, nonostante in alcune missioni il gioco tradisca la sua natura old-gen, la grafica si presenta davvero di buona qualità, con una discreta varietà di scenari, e con alcune sequenze di volo e di combattimento davvero spettacolari a vedersi.

Giocare a Armored Core VI: Fires of Rubicon, alla fine della nostra prova, si è rivelato davvero divertente. C’è però da fare una precisazione importante: per arrivare al vero finale del gioco sono necessarie ben 3 run, ossia terminare il gioco 3 volte. E’ vero che ogni volta conserverete i potenziamenti e le armi sbloccate, e quindi terminare le missioni sarà sempre più facile e rapido, ma ad onor del vero bisogna anche dire che alla lunga si rischia che la ripetitività prenda il sopravvento. Nulla però impedisce, ovviamente, di prendersi una pausa dal gioco prima di tuffarsi in una nuova run.

Un ritorno in grande stile

Armored Core VI: Fires of Rubicon è un gioco rispetta la tradizione della serie, ma apportando anche tanti miglioramenti ad una formula che rischiava altrimenti di sentire davvero troppo il peso degli anni. Abbandonati i mondi di gioco aperti e il sistema di combattimento più lento e riflessivo dei vari Dark Souls e tutti i suoi derivati, Armored Core VI  rimane un “semplice” gioco a missioni che però risulta immediato ed estremamente divertente da giocare, a patto però di saper trovare la giusta strategia per affrontare alcune situazioni ed alcuni boss davvero difficili. Spettacolare e adrenalinico, questo sesto capitolo riesce davvero a fare centro, confermando FromSoftware come una delle migliori software house dell’attuale mondo videoludico.

PRO

  • Cuore tradizionale ma con tanti miglioramenti
  • Difficile ma appagante
  • Ottimo motore di gioco
  • Combattimenti spettacolari e divertenti
  • PvP divertente sia 1 contro 1 che 3 contro 3

Contro

  • Alcuni picchi di difficoltà mal gestiti
  • Alla lunga 3 run possono diventare noiose e ripetitive
8.5

Molto buono

Giornalista iscritto all'Ordine di Roma. Svezzato a NES, cresciuto a PlayStation e Xbox e sfamato a PC gaming. Ha accolto con entusiasmo il progetto videogiocare.it. Purtroppo spesso non è d’accordo con il pensiero generale riguardo i giochi, ma qualcuno deve pur cantare fuori dal coro. Il suo motto è: “Bisogna prestare poca fede a quelli che parlano molto”. Oh, non lo ha detto lui, ma Catone.

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