Fin da quando DOOM apparve la prima volta nell’ormai lontanissimo 1993 su PC (e successivamente su molte console), il gioco firmato id Software si consacrò praticamente subito (insieme a Wolfenstein 3D, arrivato solo un anno prima) come rappresentante incontrastato di un nuovo genere di videogiochi, ossia gli sparatutto in prima persona (FPS, First Person Shooter).
Il gioco balzò alla cronaca del tempo, in particolare, per uno stile particolarmente violento, che sfociava spesso e volentieri nel genere splatter.
A distanza di circa 27 anni, e dopo il grande ritorno di DOOM (inizialmente chiamato DOOM 4) nella sua nuova incarnazione arrivata nel 2016 su PC, PS4 e Xbox One, che convinse sia critica che pubblico, ora tocca al suo sequel, DOOM Eternal, marcare il territorio per il ritorno di quello che, da molti, viene considerato il Re degli FPS.
Il ritorno del Re
Partiamo diretti al punto: se avete amato DOOM, amerete alla follia anche DOOM Eternal. Il nuovo titolo firmato sempre id Software, infatti, riprende di base la formula che aveva già decretato il successo di DOOM nel 2016, tentando di migliorarla sotto ogni punto di vista.
Torna quindi lo stesso stile di gioco veloce, frenetico, adrenalinico, violento, psichedelico e splatter che i fan amano tanto in questa serie. Si tratta di caratteristiche che da sempre caratterizzano questa serie, e guai a tradirle. Di contro, ovviamente, tutto questo rappresenta anche un forte limite per la serie, che non è mai stata amata da tutti quelli che preferiscono FPS più tattici e riflessivi.
Personalmente, ad esempio, ricordo ancora quando parlai proprio con un mio amico fanatico degli FPS più realistici. Non ricordo di quale gioco mi decantava le lodi, se di un Call of Duty o di un Battlefield, ma mi è rimasta impressa una sua frase: “Certo, se poi sei tra quelli che amano quegli orribili FPS in cui si sparano raggi laser o palle di plasma, non è il gioco per te”. Mi fece capire molto chiaramente, infatti, quanto DOOM non fosse ben visto anche da molti amanti stessi degli FPS, ma di genere completamente diverso.
Ma del resto DOOM è proprio questo, nel bene o nel male: istinto, azione, riflessi, sangue, violenza, motoseghe, laser e musica heavy metal. Chiedergli di essere diverso sarebbe innaturale e, probabilmente, anche ingiusto.
Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo
DOOM Eternal riparte circa due anni dopo gli eventi narrati nel primo capitolo, pur rimanendo un titolo completamente godibile anche per chi si avvicina per la prima volta alla serie. La trama non è mai stato un punto focale di DOOM, ma da questo punto di vista si nota un primo deciso cambiamento, visto che la storia raccontata in DOOM Eternal risulta essere decisamente più curata, anche rispetto al capitolo del 2016.
Dal punto di vista della crescita del personaggio, inoltre, è presenta un sistema di progressione del nostro alter ego decisamente più profonda e sfaccettata di quanto abbiamo visto nel capitolo precedente. Il canovaccio narrativo, in ogni caso, è sempre lo stesso: nei panni del DOOM Slayer, dovremo combattere contro un’orda infinita di forze Infernali per fermare l’invasione della terra.
Abbiamo impiegato circa 20 ore per terminare la campagna principale del gioco, e nel corso della nostra nuova avventure abbiamo riscontrato, specie rispetto al precedente DOOM, una maggiore varietà di armi e, soprattutto, molte nuove di situazioni di gioco, prima fra tutte la presenza di alcune sessioni platform. Si, avete letto bene, platform.
Si tratta di alcune sequenze di gioco in cui dovremo, di fatto, arrampicarci e saltare da una piattaforma all’altra, o da una zona all’altra. In tanti hanno criticato questa scelta da parte di id Software, accusando la software house di spezzare troppo il ritmo serrato del gioco con inutili sessioni senza scontri, ma a noi sinceramente sono sembrate invece un ottimo diversivo, che spezzano la monotonia e rendono il gioco più vario rispetto ad una continua orgia di sangue e violenza senza interruzioni.
Chi spara per primo, spara due volte
I cuore pulsante di DOOM, anche in questo nuovo Eternal, è rimasto fondamentalmente lo stesso anche da un punto di vista tecnico. Il gioco è davvero molto bello a vedersi, specie su Xbox One X (la versione da noi provata), e non abbiamo riscontrato nessun rallentamento o bug davvero rilevante.
Certo, sia il precedente DOOM che questo nuovo DOOM Eternal, pur graficamente riusciti, non fanno gridare al miracolo come altri FPS che, recentemente, ci hanno davvero lasciati a bocca aperta (basti pensare al recente Call of Duty: Modern Warfare), ma del resto la serie non è a questo che ha mai puntato.
DOOM Eternal punta tutto sulla velocità di spostamento, sulla rapidità di fuoco, e su un gunplay frenetico e istintivo che, anche questa volta, risulta davvero appagante e farà sicuramente la felicità di tutti i fan della serie.
Menzione speciale, infine, per la colonna sonora, anche stavolta caratterizzata da musiche metal adrenaliniche e a tratti ipnotiche perfettamente riuscite, firmate da Mick Gordon, già compositore della colonna sonora di Killer Instinct.
Il Re è tornato grande
DOOM Eternal riparte dal successo del precedente DOOM, ripercorrendo la strada già battuta con il capitolo precedente, ma migliorandolo sotto tanti punti di vista. La storia è decisamente più curata, in gunplay è ancora più sfaccettato e appagante, il sistema di crescita del nostro personaggio e più profondo e complesso, e le armi sono molto più varie e diversificate rispetto al passato. Rimane ovviamente il limite legato alla tipologia di gioco, visto che se non amate i giochi “fracassoni“, tutto sangue, violenza e musica heavy metal, difficilmente cambierete idea con questo nuovo DOOM Eternal. Per tutti i fan della saga, invece, è un acquisto obbligato: signori e signore, il Re è tornato!
Supremo
Lo sto giocando questi giorni… un 9 decisamente meritato, bravi.
Consigliato a tutti i fan della saga
Red
Ottima recensione, bravi. Lo metto subito in wishlist… di questi tempi ci vuole davvero qualcosa per sfogarsi 😀