Assassin’s Creed Odyssey – Recensione

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Quella di Assassin’s Creed, inutile nasconderlo, era una saga che iniziava ad essere sempre di più la fiera del “more of the same”. Quando Ubisoft lanciò il primo capitolo nel lontano 2007 su PS3 e Xbox 360, per poi approdare un anno dopo anche su PC, il gioco riscosse un grandissimo successo. Grazie ad un’ottima trama, un sistema di combattimento originale e spettacolare e, soprattutto, grazie ad un’ambientazione di fantasia davvero unica nel suo genere, impreziosita da un protagonista carismatico come Altair, il titolo realizzato della casa francese rappresentò la classica gallina dalle uova d’oro.

Dopo ben 9 capitoli e 6 spin-off, in cui la saga di Assassin’s Creed iniziava ad assomigliare sempre più a se stessa, Ubisoft ha avuto il coraggio di effettuare un taglio netto con il passato realizzando nel 2017 Assassin’s Creed Origins, virando con decisione verso gli RPG open world più profondi e complessi e introducendo un sistema di combattimento completamente nuovo.

Come qualcuno ricorderà, nella recensione di Assassin’s Creed Origins noi abbiamo lodato questa scelta innovativa, ed è quindi con vero piacere che abbiamo giocato ad Assassin’s Creed Odyssey, titolo in cui Ubisoft continua con coraggio nella nuova strada intrapresa.

Tra le onde del greco mar

Come da tradizione (o quasi), ogni episodio di Assassin’s Creed è ambientato in una nuova epoca storica e in una nuova nazione. Per questo capitolo Ubisoft ha optato per l’antica Grecia, e precisamente nel 431 a.C., quasi quattrocento anni prima degli eventi che abbiamo vissuto in Assassin’s Creed Origins.

Assassin’s Creed Odyssey ci mette nei panni di un mercenario esiliato da bambino di nome Alexios (o Kassandra, a seconda del sesso scelto all’inizio dell’avventura), in lotta per difendere il suo popolo.

Fin dalle prime battute di gioco, il titolo Ubisoft ci ha decisamente convinto per la realizzazione tecnica e per la bellissima ambientazione scelta, che saprà regalarvi splendidi panorami in qualsiasi situazione di gioco, combattimenti compresi.

Torna poi l’aquila (che stavolta si chiama Icaro) a guidarci e ad esplorare per noi la zona circostante, e tornano ovviamente (vista l’ambientazione) le navi e le conseguenti battaglie navali, uno dei punti di forza di alcuni dei precedenti capitoli di Assassin’s Creed (Black Flag su tutti).

RPG ad ogni costo

Il gioco prosegue con decisione sulla strada tracciata da Assassin’s Creed Origins, ossia quella dei giochi di ruolo open-world di stampo occidentale. Il gioco si avvicina sempre più, quindi, a titoli come The Witcher 3, rendendo importanti le scelte da prendere durante il gioco (anche se in Odyssey non raggiungono lo stesso livello di importanza), e premiando un approccio stealth e livellato durante le missioni, in cui non solo sarà impossibile tentare di uccidere silenziosamente un generale di livello superiore al nostro, ma anche affrontarlo in combattimento si rivelerà estremamente impegnativo, per non dire impossibile qualora la differenza di livello sia troppo ampia.

Anche il sistema di combattimento prosegue con decisione verso quanto già visto in Origins, eliminando la celebre parata e schivata spettacolare che in passato aveva fatto la fortuna della serie di Assassin’s Creed, e puntando su un sistema più complesso e che richiede il giusto tempismo.

Non tutto però è ancora perfetto: come in Origins, infatti, il combattimento risulta ancora un po’ troppo rapido ed irreale, non restituendo quindi al giocatore quella sensazione di combattimento più lento e “fisico” che abbiamo ammirato in altri titoli (primi fra tutti God of War o Dark Souls). In ogni caso però, alla fine, il sistema alla fine funziona e diverte, nonostante dimostri di avere ancora ampi margini di miglioramento.

A confermare inoltre il nuovo taglio dato alla serie è il grinding, ossia la necessità di raggiungere un certo livello per poter affrontare una determinata missione. Qualcuno ha criticato questa caratteristica, ma a noi sinceramente è sembrata piuttosto utile per capire meglio quali missioni fossero alla nostra portata e quali no, vista anche la facilità con cui si muore se si decidere di affrontare nemici di un livello troppo alto rispetto al nostro.

Davvero ottima invece la storia: la trama è infatti ricca di ottimi momenti, e i personaggi di Alexios e Cassandra si sono rivelati davvero riusciti. Per terminare la main quest ci sono volute oltre 40 ore:  forse troppe, perché alcune missioni ci sono sembrate ripetitive o quasi inserite apposta per allungare la durata complessiva.

Da segnalare, infine, alcuni caricamenti davvero troppo lunghi per la versione console: sappiate quindi, qualora vi capitasse di pensarlo, che non è la vostra PS4 o la vostra Xbox One ad essersi bloccata, ma si tratta purtroppo di “normali” loading time.

La Ubisoft è al lavoro sul problema, ed una prima patch ha già ridotto parzialmente il problema.

Ubisoft va avanti con coraggio

Ubisoft prosegue con coraggio la strada tracciata con Origins, e anche Assassin’s Creed Odyssey si rivela un RPG open-world di stampo occidentale dai tratti ancora più marcati. La storia, le scelte, l’ambientazione e i due protagonisti ci regalano un capitolo profondo ed intenso, condito da un comparto tecnico di buon livello e da un’eccellente colonna sonora. Il gioco non è esente da difetti: il sistema di combattimento, anche se globalmente riuscito, ha ancora ampi margini di miglioramento, e la lunghezza del gioco, anche a fonte di alcune missioni secondarie troppo ripetitive, probabilmente avrebbe avuto bisogno di una bella snellita. Nonostante questo, però, Assassin’s Creed Odyssey si è rivelato come uno dei migliori nuovi capitoli della serie, e chi ha apprezzato i cambiamenti introdotti in Origins farebbe bene a non lasciarselo assolutamente sfuggire.

PRO

  • Ancora più RPG
  • Storia e personaggi davvero riusciti
  • Lunghissimo e vastissimo
  • Ottima colonna sonora

Contro

  • Forse troppo lungo...
  • Missioni extra a volte ripetitive
  • Sistema di combattimento migliorabile
8.2

Molto buono

Giornalista iscritto all'Ordine di Roma. Svezzato a NES, cresciuto a PlayStation e Xbox e sfamato a PC gaming. Ha accolto con entusiasmo il progetto videogiocare.it. Purtroppo spesso non è d’accordo con il pensiero generale riguardo i giochi, ma qualcuno deve pur cantare fuori dal coro. Il suo motto è: “Bisogna prestare poca fede a quelli che parlano molto”. Oh, non lo ha detto lui, ma Catone.

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